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SPONDILITE ANCHILOSANTE

By 23 Luglio 2014Gennaio 28th, 2019No Comments

DESCRIZIONE

La Spondilite Anchilosante è una malattia infiammatoria cronica che colpisce elettivamente lo scheletro assiale (colonna vertebrale ed articolazioni sacroiliache) e che può condurre, se non trattata, ad esiti che consistono in un progressivo irrigidimento della colonna vertebrale. La Spondilite Anchilosante colpisce circa lo 0,1 – 0,2% della popolazione generale. La malattia si presenta più frequentemente in età giovanile (15-35 anni) e nel sesso maschile con un rapporto maschi:femmine di circa 4:1.

Si ritiene che la Spondilite Anchilosante si sviluppi in un soggetto predisposto geneticamente in cui un fattore ambientale, verosimilmente un agente infettivo, inneschi il processo infiammatorio che è alla base della malattia.

Già da tempo è stata evidenziata una predisposizione genetica così come confermato da studi condotti sui familiari dei pazienti affetti. Più del 90% dei pazienti presenta positività per l’allele HLA-B27. L’allele HLA-B27 è però soltanto uno dei fattori genetici che può rappresentare un fattore di suscettibilità alla malattia. Soltanto il 2% circa dei soggetti positivi per questo test, sviluppa nel corso della vita tale patologia, mentre il rischio tende ad aumentare sino al 20% se vi è anche la presenza di un familiare affetto.

SEGNI E SINTOMI

La Spondilite Anchilosante è una malattia che esordisce in età giovanile adulta. La fascia d’età in cui generalmente si presentano i sintomi è quella compresa fra i 15 e i 35 anni. Sono colpiti prevalentemente i maschi, in cui la patologia si manifesta con maggiore severità rispetto alle femmine. I sintomi iniziali interessano la regione lombo-sacrale. Il dolore, a carattere tipicamente infiammatorio, può essere avvertito a livello della colonna o del bacino, può essere basculante (cioè con andamento alternato ai due lati) ed estendersi alla coscia posteriormente, fino al ginocchio o alla metà del polpaccio (sciatica mozza).

Al dolore tipicamente si associa rigidità che si accentua con il riposo ed è particolarmente invalidante soprattutto al mattino. Tali sintomi, all’esordio, possono essere discontinui, anche a remissione spontanea, per poi diventare continui. La Spondilite Anchilosante può però manifestarsi anche con altri sintomi o segni. Uno di questi, è la stanchezza, avvertita principalmente a livello degli arti inferiori. La malattia può inoltre esordire con una artrite o entesite generalmente a carico delle articolazione degli arti inferiori. Raramente il sintomo iniziale può essere a carico dell’occhio (uveite) o del sistema cardiovascolare (difetti di conduzione o insufficienza aortica) o questi sintomi possono manifestarsi nel corso del tempo. Lo stesso discorso vale per l’interessamento polmonare.

Con il passare del tempo ed in assenza di terapia, la malattia dà luogo ad una progressiva rigidità della colonna che appare poi in fase tardiva, caratterizzata da protrusione del rachide cervicale e della testa in avanti, accentuazione della cifosi dorsale, e perdita della lordosi lombare.

DIAGNOSI

Una diagnosi sicura di Spondilite Anchilosante è possibile.Il primo passo è certamente quello di rivolgersi al proprio medico di famiglia nel caso in cui si soffra di un dolore lombare che si protrae da più di tre mesi.

In questo sito puoi ottenere informazioni riguardo al tipo di dolore lombare (dolore meccanico e dolore infiammatorio), e alla patologia. Puoi anche compilare il nostro questionario sulla lombalgia che ti aiuta a comprendere se i tuoi sintomi sono tipici della Spondilite Anchilosante. Stampa i risultati del tuo questionario e rivolgiti con fiducia al tuo medico di famiglia, che ti consiglierà lo specialista appropriato per il tuo problema.

Quali sono gli Specialisti?
Gli Esperti nella diagnosi e nella terapia della Spondilite Anchilosante sono gli Specialisti in reumatologia. La reumatologia è una branca della medicina che si occupa, fra le altre cose, delle patologie infiammatorie dell’apparato muscolo-scheletrico.

Cosa aspettarsi nel corso di una visita reumatologica quando si soffre di lombalgia cronica?
Se soffri di lombalgia cronica, può essere importante praticare una visita reumatologica. Durante tale visita, lo Specialista ti porrà domande sulla tua salute, su quella dei tuoi familiari allo scopo di cercare patologie associate alle spondiloartriti, sui sintomi che caratterizzano la tua lombalgia e su eventuali altri sintomi che possono ad essa essere correlati. Seguirà poi una visita completa generale e dell’apparato muscolo-scheletrico. Nel caso ci sia il sospetto di una Spondilite Anchilosante potrebbe essere necessario prendere alcune misure per valutare la mobilità di alcuni distretti come il rachide ed il torace. Al termine della visita il reumatologo potrebbe richiedere esami di laboratorio e strumentali.

COSA ASPETTARSI

Se hai recentemente avuto una diagnosi di Spondilite Anchilosante saranno sicuramente molte le tue domande a proposito della patologia, degli effetti sulla tua salute, delle attività della vita quotidiana che potrai svolgere, della possibilità di trasmettere la patologia ai tuoi figli, delle terapie.

La Spondilite Anchilosante è una patologia infiammatoria che interessa principalmente la colonna vertebrale. Essa presenta un carattere di cronicità, e può alternare fasi di quiescenza a fasi di attività, quindi con una sintomatologia più o meno intensa. La Spondilite Anchilosante, se non trattata produce danni a carico delle strutture interessate che si traducono essenzialmente in blocco articolare. Ciò che, ad esempio si può vedere a livello della colonna è un progressivo irrigidimento con riduzione conseguente della mobilità che coinvolge anche la gabbia toracica. Lo stesso processo può avvenire a livello periferico, e l’anchilosi interessare articolazioni come la caviglia, l’anca, la spalla eccetera.

Fortunatamente, oggigiorno, la possibilità di effettuare una diagnosi precoce, e la disponibilità di farmaci efficaci ha cambiato la storia di questa patologia e le prospettive dei pazienti affetti da Spondilite Anchilosante. La ricerca effettua continui progressi sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico, permettendo così un sempre migliore controllo della patologia da parte dello specialista.

Se sei affetto da Spondilite Anchilosante, che sia una diagnosi appena effettuata o una patologia di lunga durata, rivolgiti con fiducia allo specialista reumatologo della tua zona. Sarà così possibile valutare il grado di attività della tua patologia, la mobilità dei segmenti che sono stati interessati, la necessità di iniziare o di cambiare la terapia.

La maggior parte dei pazienti affetti da Spondilite Anchilosante svolge una vita normale, attiva dal punto di vista relazionale e lavorativo.

Per quanto riguarda l’ereditarietà, invece, la possibilità di trasmettere la Spondilite Anchilosante ai figli è minima. Se hai l’antigene B27, hai il 50 % delle possibilità di trasmetterlo a tuo/a figlio/a. Ma anche se ciò accadesse la probabilità di sviluppare la malattia in questo caso sarebbe inferiore al 20%.

DIAGNOSI PRECOCE

Come abbiamo già detto, la Spondilite Anchilosante è una malattia infiammatoria cronica della colonna vertebrale e delle articolazioni sacroiliache che con il tempo causa deformità e limitazioni funzionali dei distretti interessati.
Prima del 1900, la diagnosi di Spondilite Anchilosante era basata sulla evidenza clinica della anchilosi della colonna vertebrale con il conseguente tipico atteggiamento posturale. L’introduzione dell’esame radiologico ha consentito di anticipare i tempi della diagnosi consentendo di identificare le tipiche alterazioni a carico del bacino (sacroileite) e della colonna (sindesmofiti) prima della comparsa delle alterazioni posturali.

È evidente che per giungere ad una diagnosi precoce di Spondilite Anchilosante non è possibile attendere che la sacroileite sia evidente radiograficamente poiché questo avviene spesso dopo diversi anni dall’esordio della sintomatologia. Inoltre, la comparsa di sindesmofiti e di anchilosi della colonna rappresenta uno stadio tardivo ed irreversibile della patologia.

Negli ultimi dieci anni, grazie alle nuove tecniche di imaging, è progressivamente emerso un nuovo concetto, utile per la classificazione dell’intero spettro della malattia. Il concetto di “Spondiloartrite Assiale” comprende tutti gli stadi della malattia, da quello più precoce, in cui non vi sono ancora segni radiografici, denominato pertanto “non-radiografico”, a quello più tardivo in cui è evidente la sacroileite radiologica e  l’anchilosi della colonna.

La diagnosi di Spondilite Anchilosante in stadio non-radiografico può essere fatta combinando parametri clinici, di laboratorio e di imaging, in particolare la Risonanza Magnetica (RMN). La RMN ci consente di evidenziare i segni di infiammazione delle articolazioni sacroiliache anche dopo poche settimane dall’esordio di una lombalgia infiammatoria. Attualmente, questo è diventato un imperativo poiché esistono terapie in grado di modificare in modo significativo la progressione della malattia soprattutto se somministrati nella fasi iniziali.

Attualmente l’ASAS, un gruppo di studio che si occupa di migliorare diversi aspetti della comprensione della Spondilite Anchilosante, dalla diagnosi al trattamento più adeguato, ha proposto nuovi criteri classificativi/diagnostici che individuano le forme non-radiografiche di Spondilite Anchilosante quale momento essenziale e cruciale per la diagnosi precoce.

CURA E FARMACI

La terapia nella Spondilite Anchilosante è un’arma da calibrare in base al tipo ed alla severità delle manifestazioni cliniche. La Spondilite Anchilosante può manifestarsi in modo molto differente sia per quanto riguarda i distretti interessati, che per quanto riguarda il grado di attività e quindi l’intensità dei sintomi.

Se sei affetto da Spondilite Anchilosante è importante per te sapere che la medicina oggi dispone di diversi mezzi per controllare i sintomi, migliorare la qualità della vita, e arrestare la progressione della malattia.

I farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) sono utili per trattare il dolore e la rigidità causate dall’infiammazione e per molti anni hanno avuto un ruolo centrale nel trattamento della Spondilite Anchilosante. Ogni individuo risponde diversamente ai FANS, per cui a volte è necessario provare diversi composti allo scopo di individuare quello più efficace e meno dannoso. I FANS possono, infatti, causare significativi effetti collaterali, a livello gastrointestinale e cardiovascolare.

I cortisonici come il prednisone sono efficaci nell’attenuare l’infiammazione associata ad alcuni manifestazioni della Spondilite Anchilosante come l’uveite e l’artrite periferica. Il loro utilizzo va comunque limitato a causa dei possibili effetti collaterali a lungo termine come osteoporosi, cataratta e diabete. Le infiltrazioni di corticosteroidi nelle articolazioni infiammate possono portare sollievo temporaneo del dolore da artrite ed entesite.

Farmaci di secondo livello nel trattamento della Spondilite Anchilosante sono i DMARDs (Disease Modifying Anti-Rheumatic Drugs). Trattasi di farmaci efficaci nellinfiammazione delle articolazioni periferiche ma non utili su quella della colonna vertebrale. Gli effetti collaterali di tali farmaci sono relativamente infrequenti, generalmente a carico del sistema emopoietico (anemia) e gastrointestinale (nausea, diarrea, aumento delle transaminasi). Vanno praticati sotto controllo medico; il loro utilizzo richiede periodici controlli ematici. Sono controindicati durante la gravidanza e l’allattamento.

Molto efficaci nella Spondilite Anchilosante sono risultati i cosiddetti farmaci biologici anti-TNF alfa, dapprima utilizzati nell’Artrite Reumatoide. L’impiego dei farmaci biologici può determinare un soddisfacente miglioramento clinico e contrastare l’evoluzione del danno articolare. Attualmente in commercio sono disponibili 4 farmaci biologici approvati per il trattamento della Spondilite Anchilosante. 
Questi farmaci vengono prescritti in Centri di Riferimento individuati dalle Regioni. Possono essere somministrati per via endovenosa o sottocutanea. Nel primo caso è necessario recarsi presso il Centro di Riferimento  all’incirca ogni 8 settimane, nel secondo caso il farmaco può essere autosomministrato con una cadenza settimanale, quindicinale o mensile a seconda della molecola utilizzata. Tra gli effetti collaterali più frequenti vi è l’incrementata incidenza di infezioni. Tuttavia con uno screening adeguato ed un attento monitoraggio tali farmaci si sono dimostrati sicuri e maneggevoli.

FISIOTERAPIA

L’attività fisica è parte integrante nella gestione di ogni programma terapeutico nella spondilite anchilosante. L’esercizio costante è utile per mantenere la mobilità del rachide, del torace e delle articolazioni, per conservare elasticità e trofismo muscolare. Esso riduce il dolore ed il grado di stanchezza. Per svolgere correttamente gli esercizi e quindi ottenere il massimo beneficio è importante ascoltare il parere del fisiatra e seguire i consigli del fisioterapista.

Anche migliorare la tecnica di respirazione fa parte del programma ed è importante poiché la Spondilite Anchilosante può interessare anche la gabbia toracica. Un programma completo di esercizi comprende:

  • RISCALDAMENTO

  • ESERCIZI DI STRETCHING o ALLUNGAMENTO

  • ESERCIZI DI ESCURSIONE ARTICOLARE

  • ESERCIZI DI POSTURA