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EmatologiaNews

Emocromatosi

By 24 Luglio 2014Gennaio 28th, 2019No Comments

E’ una condizione patologica in cui si accumula ferro in diversi organi, causandone un malfunzionamento. Esiste una forma primitiva, l’emocromatosi ereditaria, malattia genetica a trasmissione autosomica recessiva, il cui gene responsabile (denominato HFE) è localizzato sul cromosoma 6.
Sono riconosciute 2 mutazioni, ambedue per sostituzione aminoacidica: è possibile che esistano altre mutazioni non ancora riconosciute. La malattia si manifesta nel sesso maschile, intorno ai 40-50 anni: compare generalmente una sintomatologia sfumata con astenia, artralgie e dolori addominali. Successivamente compaiono i segni di insufficienza epatica con aumento delle transaminasi, epatomegalia, diabete e in fase avanzata cirrosi epatica, cardiopatia e atrofia testicolare. Una caratteristica colorazione brunastra della pelle accompagna la malattia.
Si conoscono forme ereditarie legate a mutazioni del gene per il recettore della transferrina (che lega la transferrina satura di ferro, che causa un danno prevalentemente epatico) o del gene codificante l’epcidina (proteina sintetizzata dagli epatociti in risposta al ferro assorbito, riducendo normalmente l’assorbimento di ferro intestinale; una alterazione di tale proteina determina danno epatico, ma anche cardiaco e gonadico precoce, in 1-2 decade di vita).
Gli esami di laboratorio che si eseguono per la diagnosi precoce sono il dosaggio della sideremia e della ferritina che risultano incrementate e la percentuale della transferrina totale che risulta incrementata. La biopsia epatica è generalmente indicata per la ricerca dell’accumulo di ferro, con colorazioni specifiche; la ricerca della mutazione genetica, con metodiche di biologia molecolare, completa la diagnosi. Il trattamento dell’accumulo di ferro si basa sulla ferrodeplezione: la rimozione del ferro si effettua mediante salassi terapeutici.
Nelle forme secondarie l’accumulo di ferro è dovuto alla terapia trasfusionale o a condizioni di eritropoiesi inefficace. In questi casi una opportuna terapia ferrochelante permette di ridurre i livelli di ferritinemia.